Ricevere una fattura per un contratto di fornitura non richiesto è una situazione spiacevole e, purtroppo, non rara nei settori luce e gas, telefonia, internet e pay TV. A volte dietro c’è un errore di anagrafica o di sistema, altre volte una vendita aggressiva o addirittura una attivazione fraudolenta. La buona notizia è che l’ordinamento italiano e le Autorità di settore prevedono tutele specifiche: un contratto non richiesto è nullo, non sei tenuto a pagare quanto non devi, e ci sono procedure per far annullare l’attivazione, ottenere lo storno delle somme e, se del caso, rientrare al vecchio fornitore con indennizzi. In questa guida trovi, passo dopo passo, cosa fare subito, come impostare il reclamo, quali canali usare per risolvere e come proteggerti da solleciti e recupero crediti, con riferimenti pratici per energia e telecomunicazioni.
Verificare in fretta che cosa ti stanno addebitando
La prima cosa da fare, appena ricevi una fattura inattesa, è capire di che tipo di fornitura si tratta, da parte di quale impresa e per quale indirizzo o numero di linea. Può trattarsi di un cambio fornitore non richiesto di luce o gas, di un passaggio ad altro operatore telefonico, di un’attivazione internet su una linea mai autorizzata o di un servizio televisivo aggiuntivo. Leggi attentamente intestazione, codice cliente, POD/PDR per energia o codice migrazione per telefonia, periodo fatturato e voce di spesa. Se la fattura è prelevata tramite addebito diretto, verifica anche in banca il mandato SEPA associato. In questa fase non pagare “per toglierti il pensiero”: pagare può complicare il successivo recupero delle somme e non è necessario se attivi subito i canali corretti di contestazione.
Proteggere subito la tua posizione con una contestazione formale
La tutela inizia con una comunicazione scritta al presunto fornitore. È fondamentale che sia tracciabile, con PEC o raccomandata A/R, in modo che resti prova della data e dei contenuti. Nella contestazione indica che non hai mai richiesto il contratto, cita i dati della fattura, diffida l’azienda dall’effettuare ulteriori addebiti e chiedi espressamente: annullamento del contratto, storno integrale degli importi, sospensione di eventuali procedure di recupero e invio della prova dell’adesione (modulo firmato o registrazione della chiamata). Se esiste un precedente fornitore legittimo, aggiungi la richiesta di immediato ripristino della fornitura originaria senza oneri. Allegare documento d’identità, copia della fattura e, se già presentata, la denuncia per pratica commerciale scorretta rafforza la posizione. Tieni sempre una copia di quanto inviato e di tutte le ricevute.
Chiedere la prova del consenso e far valere il diritto all’accesso
Chi attiva una fornitura deve poter dimostrare che tu hai dato un consenso valido. Per le vendite a distanza la prova è la registrazione della telefonata di adesione; per quelle fuori dai locali commerciali è il modulo contrattuale con firma autografa o digitale. Hai diritto di ottenere copia integrale, non un estratto. Nella contestazione richiedi la messa a disposizione della prova entro un termine ragionevole. Se la registrazione non esiste, è incompleta, manipolata o anteriore alla proposta commerciale, o se la firma non è tua, la pretesa dell’azienda viene meno. In parallelo puoi esercitare il diritto di accesso ai dati personali presso il titolare del trattamento, per sapere da dove hanno acquisito i tuoi riferimenti e come li hanno usati; in caso di uso illecito per finalità commerciali, la segnalazione al Garante Privacy è una strada ulteriore.
Bloccare addebiti e tutelarsi in banca in modo corretto
Se la fattura è stata addebitata via SEPA, puoi chiedere alla tua banca il rimborso: entro un certo termine gli addebiti autorizzati sono rimborsabili senza necessità di motivazione, mentre quelli non autorizzati lo sono entro un orizzonte temporale più lungo. Chiedi anche la revoca del mandato diretto riferito a quel creditore, per evitare ulteriori prelievi. È importante distinguere tra rifiuto dell’addebito e contestazione della fattura: la prima si fa in banca, la seconda va comunque indirizzata al fornitore per mettere a verbale che il contratto è inesistente. Se il pagamento è stato effettuato con carta, valuta con l’emittente se sussistono i presupposti per un chargeback.
Sapere che non ti possono staccare il servizio mentre il reclamo è in corso
Nei settori regolati, come energia e telecomunicazioni, l’invio di un reclamo formale fa scattare obblighi specifici in capo ai fornitori. In linea generale, durante la pendenza del reclamo sulle somme contestate non può essere disposta la sospensione della fornitura per morosità relative a quelle stesse somme, né possono essere applicati interessi o penali su importi che hai formalmente contestato. Indicalo nella tua lettera, chiedendo espressamente la sospensione di distacchi o sospensioni fino a definizione della controversia. Se nonostante ciò ti arrivano avvisi di sospensione, allega copia del tuo reclamo e diffida l’azienda dal procedere.
Conoscere i canali pubblici per far valere i tuoi diritti nell’energia
Per luce e gas hai a disposizione strumenti dedicati. Lo Sportello per il Consumatore Energia e Ambiente può assisterti nella fase di pre-contenzioso e darti informazioni sul ripristino tecnico ed economico in caso di switching non richiesto. Se il reclamo non si chiude, puoi avviare gratuitamente il Servizio Conciliazione dell’Autorità di regolazione: si svolge online, con facilitatore neutrale, e spesso porta a storni, rientro al vecchio fornitore e indennizzi forfetari. Esistono anche procedure di conciliazione paritetica con alcune aziende. Ricorda di conservare tutte le prove: il vecchio contratto, le fatture prima dello switching, eventuali contatti commerciali sospetti, le tue letture autolettura a confronto con quelle fatturate. In molte situazioni di contratto non richiesto è previsto un indennizzo automatico per il cliente e il ripristino senza costi.
Sapere come muoversi nelle telecomunicazioni con gli strumenti giusti
Per telefonia e internet la sede naturale è il Corecom regionale attraverso la piattaforma ConciliaWeb. Il tentativo di conciliazione è condizione necessaria prima di andare in giudizio ed è spesso risolutivo. Nel formulario indichi che il contratto è non richiesto, chiedi annullamento, storno, ripristino della linea o rientro nel precedente operatore, cessazione di servizi a sovrapprezzo eventualmente attivati e, se del caso, indennizzi per sospensioni indebite o perdita del numero. Se ti hanno “migrato” con una telefonata registrata, chiedi che l’operatore depositi la registrazione integrale; se la registrazione non prova un consenso informato, la migrazione va annullata. Durante la procedura di conciliazione l’operatore non può sospendere i servizi per le somme contestate.
Riconoscere quando si applica il diritto di ripensamento e quando no
Il diritto di ripensamento di 14 giorni si applica alle vendite a distanza o fuori dai locali commerciali e consente di sciogliere senza costi un contratto regolarmente sottoscritto. Se però il contratto non lo hai mai voluto, non hai bisogno di “ripensarci”: è nullo all’origine. Non lasciarti confondere da inviti a esercitare comunque il ripensamento per “chiudere in fretta”: rischi di convalidare un rapporto che non volevi. Nella contestazione chiarisci che non si tratta di recesso, ma di inesistenza del consenso. Il recesso resta utile solo se, per qualunque ragione, tu avessi davvero accettato e ora vuoi recedere entro i termini di legge.
Denunciare pratiche scorrette e ottenere tutela collettiva
Se ritieni di essere stato vittima di una pratica commerciale aggressiva o ingannevole, puoi inviare una segnalazione all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. L’AGCM non risolve il tuo caso singolo, ma può sanzionare il professionista e disporre misure che evitino altri casi. Le Autorità settoriali, come quella per l’energia o le comunicazioni, raccolgono anch’esse segnalazioni che alimentano vigilanza e linee guida. Coinvolgere un’associazione di consumatori può aiutarti a predisporre correttamente i reclami e a rappresentarti in conciliazione.
Come gestire solleciti e recupero crediti senza farti intimidire
Capita che, nonostante la contestazione, arrivino solleciti o telefonate di recupero crediti. Rispondi sempre per iscritto, allegando copia del reclamo e diffidando dal proseguire finché la contestazione non è definita. Chiedi che ogni comunicazione avvenga per iscritto, evita accordi telefonici e non cedere a pressioni per pagamenti “a saldo e stralcio” se il presupposto contrattuale è inesistente. Se ti arrivano comunicazioni di messa in mora, replica ribadendo che la fattura è oggetto di reclamo per contratto non richiesto e che qualsiasi iniziativa pregiudizievole costituirà comportamento illecito. In caso di minaccia di iscrizione in banche dati di morosità, ricorda che una segnalazione su somme contestate formalmente è scorretta e può essere contestata.
Chiedere il ripristino tecnico ed economico con rientro al vecchio fornitore
Quando l’attivazione non richiesta ha comportato un effettivo cambio di fornitore, esistono procedure per “tornare indietro” e riallineare non solo il gestore ma anche i corrispettivi economici. Nelle forniture energia si parla di ripristino tecnico ed economico allo stato precedente, con conguagli calcolati in base ai prezzi del fornitore originario e indennizzi per il disservizio. Nel reclamo specifica che chiedi espressamente il ripristino integrale, così l’azienda e lo Sportello sanno che non ti accontenti del solo annullamento delle fatture “sbagliate”, ma vuoi essere rimesso nella situazione in cui saresti stato senza l’attivazione abusiva.
Preparare un reclamo chiaro: un esempio di struttura utile
Un buon reclamo è essenziale. Dopo i tuoi dati e quelli dell’azienda, indica l’oggetto come “Contestazione fattura e contratto non richiesto”. Spiega in modo sintetico che non hai mai richiesto né firmato alcun contratto con quel fornitore, riporta numero e data della fattura, codice cliente e indirizzo o linea interessata. Chiedi la copia della registrazione telefonica o del modulo di adesione, l’annullamento immediato del contratto, lo storno delle somme e la sospensione di ogni addebito e azione di recupero. Se si tratta di cambio fornitore, chiedi il ripristino al precedente senza costi. Fissa un termine per la risposta, ad esempio trenta giorni, e avvisa che, in assenza di riscontro o di esito insoddisfacente, attiverai il servizio di conciliazione dell’Autorità competente e segnalerai la pratica commerciale scorretta alle Autorità. Chiudi con data e firma, allegando copia del documento e dei materiali utili.
Tenere d’occhio termini, prescrizioni e rimborsi
Anche in presenza di contestazione, resta importante monitorare scadenze e risposte. Le aziende hanno tempi definiti per rispondere ai reclami, e il silenzio può costituire ulteriore elemento a tuo favore nelle fasi successive. Se, per errore, hai pagato parte di una fattura, inserisci espressamente la richiesta di rimborso e indica le coordinate per l’accredito. Se ti propongono note di credito, controlla che azzerino effettivamente le partite contestate. Per le fatture molto datate verifica sempre i termini di prescrizione applicabili nel tuo settore, tenendo presente che nei contratti non richiesti l’orientamento è che tu non debba nulla.
Prevenire nuovi problemi con alcune accortezze
Dopo aver chiuso la vicenda, adotta piccole cautele per ridurre il rischio di recidive. Non comunicare dati personali e codici di fornitura al telefono a sconosciuti, chiedi sempre di ricevere l’offerta per iscritto e diffida di chi sollecita consensi frettolosi. Attiva filtri antispam e iscriviti ai registri di opposizione per le chiamate commerciali indesiderate. Valuta di separare le email che usi per i contratti da quelle che usi per newsletter e acquisti. Tieni ordinati i documenti contrattuali e annota i codici di cliente e fornitura, così puoi riconoscere subito eventuali discrepanze nelle bollette.
Conclusioni
Una fattura per un contratto di fornitura non richiesto non è una condanna a pagare qualcosa che non devi. È un campanello d’allarme che ti chiede di attivare rapidamente gli strumenti giusti: contestazione formale, richiesta di prova del consenso, blocco degli addebiti, ricorso ai canali di conciliazione dell’Autorità competente e, se necessario, segnalazione delle pratiche scorrette. Con una gestione ordinata e documentata nella maggior parte dei casi ottieni l’annullamento delle somme, il ripristino della situazione precedente e, talvolta, indennizzi. La chiave è non restare passivo, non cedere a solleciti informali, non accettare “scorciatoie” che trasformano un contratto inesistente in un recesso, e affidarti, quando serve, all’assistenza di un’associazione di consumatori o di un professionista. In questo modo trasformi un problema temuto in una pratica gestibile, proteggi i tuoi diritti e contribuisci a rendere meno fertile il terreno per le attivazioni abusive.